20/05/10

Il governo Berlusconi saccheggia fondi FAS destinati al sud


di Michele

Oltre al taglio indiscriminato dei fondi alla scuola, alla ricerca, agli enti locali, all’università, alle forze dell’ordine, alle fondazioni liriche, il governo continua a saccheggiare i fondi FAS (fondo per le aree sottoutilizzate) vincolati a interventi per lo sviluppo e l´occupazione al Sud.
Il taglio avviene senza suscitare neppure grosse polemiche (controllo dei media televisivi permettendo) per una decisione a dir poco irresponsabile che toglie al sud, in gravi difficoltà sociali ed economiche, ridistribuendo verso le regioni del nord fondi che erano destinati alle regioni del sud.
Ben 31 miliardi di euro sono i fondi che il governo ha sottratto al mezzogiorno negli ultimi due anni, prelevandoli da uno dei più importanti capitoli di spesa pubblica, il Fondo aree sottoutilizzate (Fas): 53,7 miliardi, da spendere entro il 2013, insieme al Fondo sociale europeo, ovvero i finanziamenti per recuperare il divario tra le aree ricche e quelle povere della Ue.
Il Fondo aree sottoutilizzate previsto nella legge Finanziaria del 2007, stanziato dal governo Prodi, ammontava a 63 miliardi di euro, di cui 53,7 destinati al Mezzogiorno. Inoltre, sempre nel 2007, il governo Prodi varò il Quadro strategico nazionale, un corposo documento che fa il punto su tutte le risorse attivabili nelle politiche di sviluppo regionali, dal 2007 al 2013, e indica gli obiettivi prioritari da raggiungere. Si trattava, complessivamente, di 122 miliardi di euro, di cui poco più di 100 miliardi sono riservati al Mezzogiorno. La novità del piano era quella di unire, in un unico progetto, risorse di diversa origine: 25,6 miliardi provenienti dai fondi strutturali europei (Fse) destinati alle aree depresse del Paese, 27,7 miliardi di “cofinanziamento” nazionale al Fse, e 63 miliardi sotto il capitolo Fondo aree sottoutilizzate.
I fondi, affermava il documento del governo, andranno spesi sulla base di 10 priorità, tra cui l’istruzione, l’innovazione, l’ambiente, le reti, l’attrattività dei sistemi urbani, l’apertura al commercio internazionale, la qualità della vita.
Insomma, c'erano tutte le condizioni per spendere in maniera proficua i fondi, con l’obiettivo di ridurre il divario fra Nord e il Sud del Paese. Ma nel 2008 arriva l’esecutivo Berlusconi, il ministro Tremonti e la Lega di governo. E tutto si ferma.
I dati provengono da una fonte insospettabile: il Cnel, consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, un’istituzione di origine costituzionale, composta da 120 consiglieri: economisti, rappresentanti delle imprese, del lavoro, delle associazioni.
Il Cnel, lo scorso 12 novembre ha chiuso un “paper riservato”, curato da Massimo Sabatini e Piervittorio Zeno, che fa il quadro della politica di «programmazione 2007-2013 dei Fondi europei e dei Fondi Fas». Il risultato è un impietoso elenco di occasioni perdute e di tagli indiscriminati.
Si inizia col decreto 112, la manovra triennale del governo, approvata nell’estate del 2008. Il provvedimento riduce la spesa dei ministeri di circa 27 miliardi. Di questi, circa un quarto proviene dalla missione Sviluppo e riequilibrio territoriale del ministero dello Sviluppo economico: 1,8 miliardi di tagli nel 2009, 2,2 miliardi nel 2010 e 3,9 miliardi del 2011. Soldi spesi per ripianare il debito pubblico. Nello stesso decreto vengono anche revocati i fondi precedenti al 2006, non ancora impegnati (circa 3 miliardi). Le risorse “liberate” vengono spese in altri capitoli: 450 milioni sono impegnati per l’emergenza rifiuti di Napoli, 934 milioni per la riqualificazione energetica degli immobili, 1,1 miliardi spariscono per il taglio dell’Ici, per ripianare i buchi di bilancio di Roma e Catania partono 640 milioni. Ancora, 281 milioni vengono spesi per rateizzare le imposte ai cittadini colpiti dal terremoto di Umbria e Abruzzo del 1997, 150 milioni vanno per «veicoli per il soccorso civile», 1,3 miliardi sono impiegati per finanziare il Servizio sanitario nazionale. La somma dei fondi revocati precedenti al 2006 è di 5,3 miliardi.
In totale, i tagli alla dotazione iniziale dei fondi Fas, ammontano, secondo il Cnel, a 13,2 miliardi.
Ma non è finita. Il governo continua a utilizzare le risorse Fas come si trattasse di un conto corrente. Per legge ordinaria, al di fuori della manovra di bilancio, i fondi vengono tagliati di altri 5,2 miliardi: 900 milioni vanno all’Adeguamento dei prezzi degli appalti pubblici, 390 per la privatizzazione di Tirrenia, Fs recupera 960 milioni per i suoi investimenti, mentre Trenitalia conquista un contratto di servizio con 1,4 miliardi. L’elenco è lungo, i1 miliardo va al Fondo di garanzia per i crediti delle Pmi, 100 milioni ad Alitalia, altrettanto alla previdenza agricola, 400 milioni ai Grandi eventi di Berlusconi (il G8 della Maddalena, mai realizzato, costa da solo oltre 300 milioni). Facendo i conti, 13 miliardi sottratti ai fondi Fas con la manovra triennale, altri 5 per legge, il totale fa 18 miliardi di euro. Dei 63 miliardi iniziali, dunque, ne restano 45, di cui 27 sono assegnati alle Regioni.
Il governo ha ancora in mano circa 18 miliardi che vengono divisi in tre fondi:
il fondo sociale per l’occupazione e la formazione del ministero del Lavoro, salute e politiche sociali; il fondo infrastrutture del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti; il fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il primo, assegnato al ministero del Lavoro, vale 4 miliardi, tutti destinati agli ammortizzatori in deroga. Le risorse utili a rilanciare l’economia del Sud, dunque, finiscono per finanziare il welfare messo in tensione dalla crisi. Non solo, dei 4 miliardi, 3 vanno alle regioni del nord, dove è maggiore la quantità di ore di cassa integrazione in seguito alla recessione. Solo 1 miliardo viene impegnato per il Sud.
Anche dal secondo fondo si raccoglie di tutto, fuorché interventi per colmare il gap infrastrutturale del Sud: 16,5 milioni vanno all’aeroporto Dal Molin, dove gli americani intendono costruire una nuova base militare, 200 milioni all’edilizia carceraria, che certo nulla ha a che vedere con lo sviluppo; 448,5 milioni sfumano poi col terremoto de L’Aquila: serviranno alla ricostruzione dell’università, all’esenzione dei pedaggi autostradali, a interventi per ferrovie e strade nelle zone colpite dal sisma. Dal fondo infrastrutture, dunque, sfumano altri 600 milioni circa.
Dal fondo strategico per l’economia reale molto viene speso per misure che nulla hanno a che vedere con la crescita delle zone depresse. Altri 400 milioni vanno al termovalorizzatore di Acerra, 70 vengono spesi per aumentare il turn over nelle università dal 20 al 50 per cento. E 4 miliardi sono «temporaneamente» assegnati all’Abruzzo.
Secondo il monitoraggio effettuato dall’onorevole Tino Iannuzzi, si sono aggiunti nuovi tagli per altri 460 milioni di euro: 330 milioni per il trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza di Trenitalia; altri 103 milioni per l’incremento del Fondo “Conti dormienti”; 15 milioni in favore di alcune Fiere; 12 milioni per il trasporto lacuale nei laghi Maggiore, Garda e Como.
Ulteriori tagli per il finanziamento degli interventi di Edilizia Carceraria (700 milioni), di Risanamento Ambientale (1.000 milioni), di Edilizia Scolastica (1.000 milioni), del Fondo Sociale per l’Occupazione (4.000 milioni), della Ricostruzione post terremoto in Abruzzo (4.955 milioni). E difatti i 4 miliardi di euro del Fondo Sociale per gli Ammortizzatori Sociali sono stati destinati per il 75% al Centro Nord e solo per il 25% al Sud. Anche il Piano Straordinario per l'edilizia scolastica, approvato dal Cipe (350 milioni di euro), assegna il 60% per 210 milioni al Centro Nord e solo il 40% per 140 milioni alle Regioni Meridionali.
Rimane, invece, ancora bloccata da mesi l’approvazione del CIPE del Programma di Interesse Strategico Nazionale (PAR) per la Campania, il cui finanziamento è già stato ridotto dal Governo di 209,1 milioni di euro, passando da una dotazione iniziale di 4.105,5 milioni a quella attuale di 3.836,4 milioni di euro.
Ecco nel dettaglio le principali voci di decurtazione al fondo FAS, secondo il monitoraggio effettuato dall’onorevole Iannuzzi:
Abolizione ICI – Salvaguardia potere acquisto: 1.150milioni di euro famiglie - Velivoli antincendio: 150 milioni - Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: 934,20 milioni - Disavanzo comune di Roma: 500 milioni - Disavanzo comune di Catania: 140 milioni - Riduzione risorse manovra triennale per la stabilizzazione della finanza pubblica (decreto-legge “Tremonti” n. 112/2008): 7.972,5 milioni - Incremento finanziamento del servizio sanitario nazionale: 1.309,8 milioni - Agevolazioni terremotati Umbria e Marche: 67 milioni - Valorizzazione e qualità sistema universitario: 532,93 milioni diritto allo studio - G8 in Sardegna: 100 milioni - Alluvioni in Piemonte e Valle d’Aosta: 50 milioni - Adeguamento prezzi del materiale di costruzione: 900 milioni - Finanziamento e privatizzazione: 390 milioni - Finanziamento fondo investimenti del Gruppo Ferrovie dello Stato Spa: 960 milioni - Contratti di servizio Trenitalia (triennio 2009-2011): 1.440 milioni - Contributo istituto sviluppo agroalimentare (ISA): 150 milioni - Incremento Conti Dormienti: 400 milioni - Progetto banda larga: 800 milioni - Contributo fondazione RI.MED: 220 milioni - Interventi settore agricolo: 100 milioni - Incremento fondo garanzia piccole e medie imprese: 1.000 milioni (nell’ambito di tale Fondo è stato previsto il finanziamento per le quote latte) - Trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza di Trenitalia: 330 milioni - Finanziamento FIERE: 15 milioni - Trasporto lacuale nei Laghi Maggiore, di Garda e di Como: 12 milioni - Incremento Fondi Conti Dormienti: 103 milioni.
TOTALE: 19.726,43 milioni di euro + Finanziamento Fondo Sociale per 4000 milioni + Occupazione e Formazione (ammortizzatori sociali ) + Ricostruzione ed Interventi per 4.995 milioni post-terremoto in Abruzzo + Interventi di Edilizia Scolastica per 1.000 milioni + Interventi di Edilizia Carceraria per 700 milioni + Interventi di Risanamento Ambientale per 1.000 milioni.
TOTALE COMPLESSIVO: 31.381 milioni di euro prelevati dai 63 miliardi assegnati inizialmente.

A questo punto, dei fondi Fas nazionali, non resta quasi niente. Ma anche i fondi regionali vengono intaccati. Solo un esempio: i tagli del governo alla scuola, hanno costretto le Regioni a intervenire, con una nuova forma di welfare destinato ai docenti, i cosiddetti Contratti di solidarietà. Solo la Campania ha impiegato per i propri docenti disoccupati ben 20 milioni. Pagati coi fondi strutturali.

Anche secondo la Corte dei Conti qualcosa non va: i Fas - secondo i giudici contabili - «hanno in sostanza assunto da tempo l’impropria funzione di fondi di riserva». E ancora: il Fondo per le aree sottoutilizzate, «cui - in particolare negli ultimi tempi per l’aggravarsi della crisi - si è fatto ricorso in modo massiccio» è stato utilizzato in ambiti «non direttamente connessi con la missione concernente il riequilibrio territoriale». State attenti, dice la corte dei conti, perché quei soldi l’Europa li ha concessi per risollevare l’economia del Sud non per coprire altre spese al Nord.

Si conferma, in definitiva, l’irresponsabilità e il nepotismo del governo Berlusconi, che toglie ai più poveri per dare ai più ricchi e per fare favori, regali agli amici, come la sottrazione dei FAS alle regioni del sud (alle quali spetta l’85% dei FAS) per pagare i debiti dei comuni guidati da sindaci amici (Roma e Catania).

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