30/11/09





CASO COSENTINO: I COLPEVOLI SONO I GIUDICI, PAROLA DI POLITICO


La giunta per le autorizzazioni a procedere del parlamento oggi ha deciso che Nicola Cosentino non deve essere arrestato. La decisione è stata determinata con undici voti contrari, sei favorevoli ed un astenuto.
Ad oggi sono nove i pentiti che accusano l'on. Cosentino, coordinatore regionale del popolo della libertà in Campania nonché sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, di concorso esterno in associazione camorristica.

Per il “caso Cosentino” ci sono voluti 13 anni perché si arrivasse alla prima richiesta di arresto datata 17 febbraio 2009 e poi ancora otto mesi perché la giunta rispondesse alla richiesta presentata dal gip Raffaele Piccirillo.
Tredici anni di indagini, 350 pagine di verbali, otto mesi per pensarci e poi la doccia fredda, nulla s'ha da fare, è un politico, fa parte della casta a cui tutto è permesso.

In questi giorni si sta tentando di far passare una proposta di legge per reintrodurre l'autorizzazione a procedere alle indagini che riguardano i parlamentari, in questa maniera in futuro non ci sarebbero più polemiche per l'applicazione o meno della norma sul processo breve, si vieterebbero le indagini da principio impedendo un qualsiasi giudizio, un bel risparmio di tempo.

Un insulto per la Giustizia.

Non si può dire che la cosa sorprenda, purtroppo. In tutta la storia repubblicana solo una volta è stato concesso il via libera alla reclusione, in tutti gli altri casi ha prevalso il corporativismo della casta.
Non era previsto però di dover subire oltre il danno la beffa: Turco ha poi puntato l'indice contro, a suo giudizio, i veri delinquenti e cioè i PM napoletani che hanno condotto l'inchiesta in maniera poco professionale, a suo dire.

Ecco le dichiarazioni di Nicola Cosentino al termine dell'audizione alla giunta per le autorizzazioni a procedere della camera dei deputati che ha negato il suo arresto.

Il materiale audio è rilasciato con licenza Creative Commons Attribution 2.5 Italy fonte

Non ci resta che aspettare, sempre più scoraggiati per l'abuso di potere a cui si assiste, di vedere cosa deciderà in merito anche la Camera.






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A NAPOLI CROCIFIGGONO UN BAMBOLOTTO NERO



Napoli ultimamente non è nuova a gesti estremi di razzismo che denota l'ignoranza in cui versa una parte della nostra “gioventù”.
Ieri sera un bambolotto di colore è stato infilzato sulla cancellata del Museo di arte contemporanea di Casoria, il CAM, che ospiterà a breve una mostra di arte africana. Il direttore del museo, Antonio Manfredi, ha giudicato il gesto un atto intimidatorio di puro razzismo.

Come può una città da sempre simbolo di incontro tra culture trasformarsi nel palcoscenico di atti che non trovano nessuna spiegazione se non nella barbarie tipica dell'oscurantismo che sta inghiottendo la nostra società?

Cosa sta diventando l'Italia, ma sopratutto in cosa si stanno trasformando gli italiani?
Il nord con una vergognosa classe politica rappresentata dalla Lega, il sud con gesti di ignoranti razzisti.
L'Italia si sta forse riunendo ma purtroppo sotto l'egida di un nauseante fanatismo razzista.







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29/11/09





NO B DAY o SI IDV DAY?


Ma cosa sta succedendo alla giornata di riscatto cittadino che avrebbe dovuto prender forma il 5 dicembre con la manifestazione “no B day” ?
Sul palcoscenico degli organizzatori si susseguono diversi attori e non tutti hanno una voce univoca per giudizi e valutazione dell'operato fino ad ora compiuto. Alcune voci inducono a credere che la manifestazione promossa in maniera libera dalla rete di internet si stia trasformando in una chermes partitica, voci che però, nella peggiore abitudine italiota che vuole le persone conformiste e subordinate anche in materia di pacifica rivoluzione civile, vengono tacitate dalla massa come espressione di gelosia e invidia. Di nuovo le voci dissenzienti vengono considerate scomode e si preferisce zittirle piuttosto che cominciare un sereno ma impegnativo cammino di autocritica che potrebbe portare alla auspicata crescita morale e di consapevolezza di una cittadinanza sempre più succube di decisioni altrui.

Gli interpreti che si avvicendano in questa storia sono molteplici e anche a causa di questa
varietà si è generata una situazione di scarsa trasparenza che ha a sua volta dato il via ad una serie di disguidi ed intoppi.
C'è un gruppo nato spontaneamente dalla rete che i più conoscono come “coordinamento iniziative dei gruppi antiberlusconiani di Facebook” che ha dato forma all'idea iniziale.
C'è la figura di san precario, con un identità mai chiarita fino in fondo neppure per gli addetti ai lavori che ha incarnato il desiderio della gente di palesare il malcontento.
C'è l'autoproclamatosi comitato organizzatore del No Berlusconi day che si occupa di tutte le faccende burocratiche e della propaganda.

La macchina avrebbe potuto anche funzionare se ad un certo punto del cammino le ultime due figure non avessero preso il sopravvento schiacciando di fatto la genuina voglia di riscatto di una cittadinanza semplice e non inserita in qualche tipo di corporazione. Il pasticcio si è compiuto quando si è voluto porre un accento particolare sul fatto che la manifestazione fosse organizzata da gente semplice quando nei fatti la stessa gente è stata privata di qualsiasi ruolo, organizzativo o di gestione dell'evento.

La cittadinanza avrebbe potuto decidere di tacere aspettando che il 5 dicembre si compisse per esternare in seguito il rammarico per l'ennesima violenza inferta a questo povero popolo italiano ma non ce la si fa più a sopportare soprusi su soprusi. Sembra diventata abitudine per troppi quella di considerare il cittadino come merce da utilizzarsi per tornaconto personale.
Ora la rabbia per la mancanza di rispetto verso il popolo sovrano si è fatta ancora più forte e senza paura urliamo ancora più forte che NO! NON CI FAREMO SCHIACCIARE ANCORA.

Il 5 dicembre saremo tutti in piazza per gridare forte il disappunto verso il governo Berlusconi sempre più dispotico ed autoritario ma ora si è aggiunta anche la ferma intenzione a far si che questo urlo arrivi nelle orecchie di TUTTI i politici affinché ricordino sempre che la loro missione e quella di servire il cittadino e non viceversa.

Qualcuno vuole e lavora affinché il No Berlusconi day diventi una moda rivolta contro una sola persona ma il popolo resiste con forza nel pretendere che questo giorno sia l'ammonimento per tutti i politici italiani che oggi hanno il volto dittatoriale di Silvio Berlusconi ma un domani potrebbero mutare di forma non per questo cambiando di sostanza.

Sabato 5 dicembre avverrà una manifestazione forgiata nella forma da una chiara corrente politica ma rimane di fatto l'incarnazione del sentimento di moltissimi italiani a cui ora non rimane altro che rivendicarne almeno la sostanza.

Sabato prossimo gli italiani scenderanno in piazza per lanciare un monito ai partiti e ad ogni politicante, ma il rischio è che ancora una volta siano i secondi a strumentalizzare i primi.
Sia chiaro però a tutti i politici che NON SFIANCHERETE MAI LA VOGLIA DI LIBERTA' E DEMOCRAZIA DEL POPOLO ITALIANO.







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FREE TIBET





Il Tibet, il tetto del mondo, venne invaso dalla Repubblica Popolare Cinese nel 1949 e la quasi totalità del territorio tibetano è ora sotto la sua sovranità.
Nel 1959 l'International Court of Justice ha dichiarato "Vi è la prova che, con l'uccisione di tibetani e l'allontanamento forzato di bambini tibetani, i cinesi hanno commesso un genocidio. Questi atti sono stati intenzionalmente diretti verso la distruzione della religione tibetana e del popolo tibetano."
E' in atto un genocidio culturale ignorato dal resto del mondo anche a causa della feroce censura cinese.
Ancora oggi il diritto del popolo tibetano alla libertà di parola è sistematicamente violato. Migliaia di tibetani sono tuttora imprigionati, torturati e condannati senza processo. Le condizioni carcerarie sono disumane. Le donne tibetane sono costrette a subire involontariamente la sterilizzazione e l'aborto. I tibetani sono perseguitati per il loro credo religioso. Monaci e Monache sono costretti a sottostare a sessioni di rieducazione patriottica, a denunciare il Dalai Lama e a dichiarare obbedienza al governo cinese.

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28/11/09





RIPRENDE IL PROCESSO MILANESE A SILVIO BERLUSCONI


In merito al processo a carico di Silvio Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari (caso Mills) ieri, 27 novembre 2009, presso il tribunale di Milano, la dottoressa Nicoletta Gandus, presidente della decima sezione penale del tribunale, ha dichiarato la sua incompatibilità ad esprimere un giudizio.

Il processo verrà quindo condotto da un collegio sempre della decima sezione penale ma diverso da quello che ha giudicato David Mills.

E' stata quindi fissata al 4 dicembre alle ore 9,30 presso l'aula 6 la prossima udienza che segnerà la ripresa ufficiale del processo a carico di Silvio Berlusconi.

Ecco la lettura della decisione da parte della dottoressa Nicoletta Gandus

Il materiale audio è rilasciato con licenza Creative Commons Attribution 2.5 Italy fonte

Il caso ha voluto che dopo la dottoressa Nicoletta Gandus saranno altre tre donne a dover giudicare il presidente del consiglio, sono i giudici Francesca Vitale, Antonella lai e Caterina Interlandi.

Articoli correlati:
La sentenza d'appello Mills

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27/11/09





LA CAMORRA DELLE ISTITUZIONI


La legge n.221 del 22 luglio 1991, pubblicata nella gazzetta ufficiale n.173 il 25 luglio 1991 porta questo titolo “misure urgenti per lo scioglimento dei consigli comunali e provinciali e degli organi di altri enti locali, conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso”.
Molto ci si aspettava a seguito dell'introduzione di questa legge per rendere più efficace la lotta alle mafie; purtroppo bisogna constatare che la frequenza con la quale si è dovuta applicare questa norma ha tolto l'eccezionalità e gravità dell'evento declassando la notizia a semplice informativa che non desta più particolare scalpore. E' ormai una realtà incontrovertibile quella secondo la quale vige uno stabile rapporto tra il mondo della politica e le organizzazioni mafiose, un rapporto che si sviluppa in uno scambio reciproco di voti e di appalti.








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26/11/09





A PRIOLO VOGLIONO INNESCARE UNA BOMBA


Un rigassificatore è un impianto nato per riportare lo stato fisico di un elemento che in natura si presenta sotto forma di gas, dallo stato liquido utilizzato per facilitarne il trasporto a quello aeriforme attraverso l'innalzamento della temperatura con conseguente espansione del gas.
Da questo piccolo preambolo si può intuire che quella in oggetto è un tipo di industria pericolosa per materiali trattati e metodi utilizzati, che necessita dunque di numerose cautele per poter essere attuato in sicurezza.

La società Ionio Gas è intenzionata ad erigere una di queste potenziali armi nel cuore del già esistente mega polo petrolchimico della ERG nord tra Priolo, Augusta, Melilli, zona del siracusano classificata come sismica di primo grado i cui impianti giacciono in stato fatiscente e si trovano a distanza pericolosamente ridotta da insediamenti cittadini.
Per vagliare la possibilità se accettare o meno di convivere con un tale rischio a luglio 2007 era stato fatto un referendum popolare che si era concluso con un quasi plebiscito di voti contrari al rigassificatore, addirittura il 98% dei votanti si era espresso contro.
Il sindaco di Priolo, Antonello Rizza, non si è però dato per vinto ed è intenzionato a cancellare quella decisione popolare per riproporre un altro identico referendum.
Di diverso avviso è il dirigente dell'assessorato al territorio e all'ambiente, Rossana Interlandi, che definisce il progetto assolutamente non idoneo e il luogo dove la società partecipata da Erg e Shell vorrebbe realizzarlo non adatta allo scopo.

La dirigenza Erg e Shell, nonostante la forte campagna mediatica atta a far accettare alla cittadinanza questo mostro industriale non ha però fatto i conti con la natura degli eventi come i continui crolli, incendi, scoppi e fuoriuscite accidentali di carburante che si verificano nell'obsoleto sito industriale e che valgono più di mille parole per convincere i cittadini della pericolosità del progetto. Tutto senza considerare che il polo della ERG nord è già stato bocciato per la pericolosità dal comitato tecnico siciliano senza che il rigassificatore incidesse, peggiorando, la già precaria sicurezza.

Si rincorrono anche voci di corridoio che sostengono che la giunta comunale ha già piazzato alcuni famigliari in ambiti posti lavorativi dell'impianto da erigere, voci supportate anche dal malcostume di rendere note le delibere di pertinenza con mesi di ritardo per impedirne l'impugnazione da parte della cittadinanza e di suoi rappresentanti.

Tutto ciò però non sta passando sotto silenzio, non resta che concludere con un avvertimento agli amministratori comunali: i cittadini si sono svegliati e non smetteranno di vigilare sul benessere della loro terra.







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