10/10/09





Mafia, chiesa, massoneria e politica; il processo Hiram


 

In Italia sono in corso una miriade di processi che, da soli, avrebbero la potenzialità di minare qualsiasi governo democratico degno di questo nome. In Italia questi processi non fanno nessun rumore, il motivo forse è banalmente descritto nella frase precedente: l'Italia non è degna di definirsi democratica.

C'è un processo la cui fase dibattimentale è iniziata il 15 maggio a Palermo e che sta proseguendo in questi giorni nell'oblio generalizzato. Si tratta del processo Hiram che prende il nome da un personaggio della cultura massone che rappresenta l'illuminazione.
Le accuse che vengono avanzate dai pm Asaro, Guido e Padova sono gravissime: concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici e rivelazione di segreti di ufficio; reati imputati a numerosi colletti bianchi, membri di organi di polizia, della massoneria e della chiesa. Sembra che tutti concorressero per pilotare le sentenze di alcuni processi di cassazione.

Nessun organo di informazione ufficiale vuole parlare di questa scottante vicenda, le persone che sono coinvolte sono illustri membri della nostra società, uomini potenti che se osteggiati possono diventare pericolosi. L'omertà così si compie potendo esser definita non più solo reticenza ma vera e propria complicità.

Il 12 giugno 2008, nell'ambito del procedimento sono stati arrestati l'imprenditore massone in odor di mafia Michele Accomando, l'ex assessore comunale di Canicattì Calogero Licata, anch'esso massone; l'agente di polizia Francesca Surdo in servizio alla direzione anticrimine; Rodolfo Grancini, avvocato accreditato presso il tribunale; l'ausiliario della II° sezione della cassazione Guido Peparaio, Calogero Russello e Nicolò Sorrentino.
Indagati a piede libero risultano essere anche Stefano De Carolis Villars, gran maestro della Serenissima Gran Loggia Unita d' Italia e amico di numerosi parlamentari, onorevoli e senatori; e padre Ferruccio Romanin, gesuita rettore della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma.

Vengono messe in discussione, per il forte sospetto di essere state condizionate, le sentenze emesse sull'inchiesta della gestione di “Porto 2000” di Livorno, i procedimenti a carico di numerosi mafiosi di Castelvetrano, del ginecologo Renato De Gregorio accusato di violenza carnale e addirittura del processo denominato “Alta Mafia”.
Le modalità di azione dell'associazione a delinquere che si era formata sembrano precise, secondo l'ordinanza di Roberto Conti, il Gip che si interessa al caso, l'addetto di cancelleria della Corte di Cassazione Guido Peparaio istigava pubblici ufficiali ad entrare nel sistema informatico della Cassazione per fornirgli documenti riservati che poi lui si preoccupava di trasmettere agli indagati, mentre l'avvocato Rodolfo Grancini corrompeva magistrati al fine di ritardare i processi, consentire il decorso dei termini, dilazionare il passaggio in giudicato di una sentenza, creare intoppi burocratici o disperdere documenti.

Rodolfo Grancini risulta essere anche presidente di uno dei Circoli del buon governo di Marcello Dell’Utri, personaggio con il quale intrattiene ottimi rapporti personali. Per questo motivo il 9 ottobre 2009 il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri è stato convocato dal tribunale di Palermo per chiarire i suoi rapporti con l'indagato, il politico si è avvalso della facoltà di non rispondere poichè imputato di procedimento connesso.

… provate a farmelo dire in altre parole …

Marcello Dell'Utri, senatore della Repubblica , cofondatore di Forza Italia, presidente della commissione per la biblioteca e per l'archivio storico, membro della 13° commissione permanente su territorio ambiente e beni ambientali, della 3° commissione permanente per affari esteri ed emigrazione, della 7° Commissione permanente per l'istruzione pubblica e i beni culturali, dell'11° commissione permanente per lavoro e previdenza sociale, della delegazione parlamentare italiana presso l'assemblea del consiglio d'Europa e della delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea dell'Unione dell'Europa occidentale; già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e in cassazione per frode fiscale, con numerosi procedimenti pendenti, si è rifiutato di parlare con i magistrati perché la cosa potrebbe togliere ogni dubbio circa la sua appartenenza alla mafia.

... intanto in Italia i giornali tacciono, forse per non svegliare gli italiani.





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