04/07/09






Colombia - Calabria, il giro della coca

E’ da tempo che la ‘ndrangheta ha varcato i confini della Calabria per infiltrare dapprima la penisola italiana ed ora proiettandosi alla conquista di un ruolo primario sul palcoscenico della malavita internazionale.

Bisogna abbandonare i vecchi retaggi che dipingono i mafiosi come persone ignoranti, semianalfabete, con la coppola in testa e la lupara a tracolla. La ‘ndrangheta è diventata ben altro: è potente, è sanguinaria e si è diffusa in tutto il mondo seguendo una precisa politica di colonizzazione criminale cominciata negli anni ‘50 che gli permette oggi di esser presente ovunque.

I vertici di questa struttura malavitosa hanno dimostrato di essere istruiti, di sapere bene come funzionano i mercati finanziari e di sapersi adattare alle diverse esigenze criminali di ciascun luogo. Non è un caso che la ‘ndrangheta si sia conquistata l’appellativo di mafia liquida dato che come un fluido si insinua in ogni piccolo anfratto che la società civile lascia incustodito. Se le istituzioni tentennano a prendere forti posizioni per difendersi, la ‘ndrangheta risponde con grande decisione soggiogando a se ogni settore possa generare guadagni e lo fa con ferocia e spietatezza.

Questo salto di qualità si poteva presagire da molto tempo ma i segnali sono stati sottovalutati relegando nell’immaginario collettivo, la ‘ndrangheta ad una organizzazione quasi folkloristica.

Ora ci si trova ad affrontare un nemico già molto bene organizzato e penetrato pressoche in tutti gli strati sociali.

Ne è un esempio il fatto che circa l’80% della cocaina che dal Sud America si sposta verso l’Europa transita

per la Calabria attraverso GioiaTauro, il principale scalo commerciale marittimo Reggino. Colossali partite di droga nascosta in anonimi container ufficialmente contenenti marmo, plastica e cuoio, attraccano in questo porto. Vengono poi “lavorate” e inviate nel nord Italia dove verranno smistate e smerciate nelle piazze di tutta Europa.

E’ la ‘ndrangheta che detiene il controllo del mercato della cocaina ed è a lei che si devono rivolgere le altre mafie italiane, Cosa Nostra inclusa, per gli approvvigionamenti di questo stupefacente.

Fino a pochi anni fa le cosche calabresi si limitavano ad acquistare la droga dai vari cartelli, oggi hanno fatto il salto di qualità passando da semplici “spacciatori” a più completi “produttori e spacciatori“. Le ‘ndrine hanno infatti comprato numerosi latifondi in Sud America per successivamente trasformarli in piantagioni di coca.

Questo sistema permette alle cosche calabresi di produrre in maniera quasi autonoma la polvere bianca che serve per soddisfare il mercato europeo.

Produrre in Sud America 1kg di coca costa come produrre 1 kg di zucchero, vendere la droga nei

mercati europei rende infinitamente di più. Un kg di cocaina pura, dopo essere stato tagliato e addizionato alle altre sostanze chimiche che producono “la dose” raddoppia di quantità. Al compratore acquistare un grammo di cocaina costa dai 70 agli 80 euro, con un utile per la ‘ndrangheta di quasi il 200 per cento.

Il clan Mancuso, ‘ndrina predominante originaria di Vibo Valentia e definita dall’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia On. Lumia come il clan finanziariamente più potente ed esteso in tutta Europa, ha sviluppato nel tempo forti legami con la Colombia.

Nel 2004, con l’operazione chiamata “Decollo”, si dimostrò che la ‘ndrangheta manteneva stretti rapporti non solo con varie regioni del nord Italia come la Lombardia, l’Emilia Romagna la Liguria, il Piemonte e la Toscana; ma anche con paesi stranieri come la Colombia, l’Australia, l’Olanda, la Spagna e la Francia. Proprio in Colombia difatti si trovava un uomo che per molto tempo ha rappresentato una pedina chiave che consente di comprendere gli stretti rapporti che intercorrono tra narcotraffico internazionale e la ‘ndrangheta; Gomez Manuel Salvatore Mancuso, conosciuto anche come “il signore della droga”

Salvatore Mancuso, riconosciuto attraverso la stessa inchiesta come membro dell’omonimo clan calabrese, è un aderente di spicco del gruppo paramilitare terroristico degli AUC in Colombia (Unità di Autodifesa della Colombia) e rappresenta l’anello di congiunzione tra la ‘ndrangheta italiana e il narcotraffico colombiano. Agli occhi dei narcos colombiani la ‘Ndrangheta è un organizzazione molto affidabile perché quasi insensibile al fenomeno del pentitismo.

La struttura basilare che compone la ‘ndrangheta infatti è costituita dalla famiglia naturale del “capobastone (il boss) attorno a cui ruota tutta la restante struttura della cosca. Le ‘ndrine, quindi sono perlopiù costituite da consanguinei e questo evento rende improbabile la denuncia di familiari alle autorità e la conseguente collaborazione con la giustizia da parte dei pentiti.

Tutte queste condizioni permettono alla ‘ndrangheta di poter gestire e controllare l’intero ciclo di cocaina a livello internazionale e di imporne il prezzo al dettaglio a cifre fortemente competitive rispetto ad altri gruppi malavitosi e riuscendo così ad avere pressochè il monopolio dello spaccio di questa sostanza.

Questa enorme economia sommersa rende indispensabile riciclare i proventi dell’attività illecita attraverso un business rapido e snello che consenta veloce disponibilità di capitale. Il mercato che maggiormente si presta a convertire un economia illegale in una legale è quello immobiliare. E’ per questo motivo che la ‘ndrangheta si è trasformata in una holding criminale con interessi soprattutto nel campo dell’edilizia e degli appalti. Emblematici esempi dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nella realizzazione di grandi infrastrutture sono il porto di Gioia Tauro e l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, cantieri eternamente incompiuti che continuano a ingoiare denaro pubblico. Questi abusi non si sarebbero potuti realizzare senza un sistema di connivenze con gli apparati politico amministrativi, è significativo che proprio la Confindustria di Reggio Calabria sia stata commissariata.

Sarà solo interrompendo la stretta correlazione esistente tra mercato legittimo e quello illegittimo che potremo pensare di contrastare, di riflesso, anche la narcomafia calabrese.

L’eurispess ha stimato che nel 2007 il fatturato del mercato della droga della ‘drangheta si valutava intorno ai 27.240 milioni di euro. E’ una gigantesca valanga di danaro che conviene a molti che non venga arrestata; in quei molti non si annoverano solo gli ‘ndranghetisti o i narcotrafficanti ma anche chi chiude un occhio, chi fa finta di non vedere e anche solo chi gli apre certe porte.

Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.

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